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Un libro all'ora del tè

BORGO VECCHIO di Giosuè Calaciura

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Oggi ho letto un romanzo breve, non brevissimo. Volevo leggere qualcosa di poco impegnativo in attesa di digerire il precedente e buttarmi sul prossimo premiato titolo. 

Il libro in questione si è rivelato forte e impegnativo contro ogni aspettativa. E bello. Talmente bello che l’unica critica che posso fare è che sia troppo breve.

Eccolo.

Ma chi ci pensava! Non ho mai dubitato delle Edizioni Sellerio Palermo ma allo stesso tempo non avevo nemmeno mai letto Calaciura e devo dire che mi disturbava un po anche il formato…abituata  al Sellerio da borsetta! 

Entro nella storia dalla finestra! Ci credete? Quella in copertina! Quante finestre ci sono a Borgo Vecchio. Talmente tante da diventare parte integrante della storia. Da esse entrano ed escono voci, luci, ombre, promesse e destini. 

Mimmo e Cristofaro sono migliori amici, compagni di scuola e di interi pomeriggi. Il padre di Mimmo, Giovanni, ha una salumeria e truffa i clienti ad ogni pesata. Il padre di Cristoforo beve. Tanto. E la sera, ogni sera, lo riempie di botte. Dalle finestre di Borgo Vecchio entrano ed escono le urla di Cristofaro. E tutti le sentono. E alzano il volume della televisione. Scuotono il capo. Nessuno interviene. Ognuno ha le proprie miserie a Borgo Vecchio.  Una delle finestre di Borgo Vecchio dà su un balcone, piccolo e angusto, esposto al sole d’estate e alla pioggia d’inverno. In quel piccolo spazio che sembra fatto su misura per lei, siede la piccola Celeste. La finestra è chiusa, Carmela si sta vendendo al cliente di turno, e la figlia come ogni giorno quando non è a scuola, attende sul balcone, sprofondata nel suo sussidiario, in un libro, in un disegno.

Alle signore perbene che attraversano Borgo Vecchio capita che vengano investite da un insolito vento, una folata  inaspettata ed imprevedibile, purtroppo per loro inevitabile. Ma quale vento! Quello è Totò! Ladro del paese, pistola nel calzino e piedi talmente veloci che dopo anni e anni di furti ancora le forze dell’ordine non ne hanno un esatto identikit. Solo la schiena, ormai lontana, riescono ad intravedere le vittime di turno.

Nella Palermo più povera e umile, tra vicoli angusti e mercati rionali, finestre sempre aperte e rumori di vite esauste, si svolge la vicenda narrata da Calaciura. Un pezzo di storia di una grande famiglia, perché Borgo Vecchio questo è . Tutti si conoscono, si sfiorano, si scontrano, si amano, si tradiscono, si vendicano. E nascono, in qualche modo, crescono e o poi fortunati alle volte lasciano. 

Una prostituta dal manto di una madonna, bambini dal destino segnato, un parroco non troppo onesto, espedienti e malaffare, e fame. Si. Miseria e fame. Le grandi giustificatrici. Perché quando non si mangia una soluzione la si deve trovare, no? 

Una storia densa di vita. E di crudele sopravvivenza. Odori, sapori, corpi, rumori, desiderio e dolore, amore e consolazione. Parole perfettamente pesate, una scrittura poetica, misurata e pacata ma di una forza comunicativa disarmante.

In punta di piedi, silenziosamente, affacciamoci ad una finestra di questo piccolo mondo, e guardiamo. Ecco, vedete? È la festa della Santa Patrona. Che entusiasmo, ci sono proprio tutti! Cosa avete sentito? Una folata di vento? Ma anche uno sparo. Si, uno sparo. A Borgo Vecchio succede anche questo.

BORGO VECCHIO di Giosuè Calaciura_ Sellerio Editore Palermo _ pagg 134

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